Parlare del genocidio degli ebrei è sempre molto difficile soprattutto se ci si rivolge ai bambini e si raccontano loro storie su ciò che nel tempo hanno subito i coetanei ebrei.
Ma è necessario ricordare per non dimenticare e il testo di questo libro (di Hausfater Rachel Douïeb e Olivier Latyk) lo fa in modo davvero poetico e delicato.
Guarda qui l'attività svolta in una classe terza qualche anno fa...
... per vedere l'attività proposta in classe prima
C'era un bambino che non sapeva di essere una stella.
Poi glielo hanno detto.
All'inizio era contento, anzi ne era orgoglioso.
Credeva fosse bello essere una stella.
Ma quella stella aveva troppe punte.
Allora il bambino stella iniziò a provare vergogna.
E più si vergognava più la stella diventava grande.
All'improvviso non si vedeva più il bambino.
Si vedeva solo la sua stella.
Intorno a lui le altre stelle correvano tutte le parti e si affannavano… a causa dei cacciatori di stelle che si avvicinavano sempre di più.
Un giorno i cacciatori acchiapparono le stelle e le portarono via dentro a dei treni neri.
E il bambino vide le grandi stelle-papà e le dolci stelle mamma e tutte le piccole stelline salire nella notte.
E spegnersi.
Il bambino incrociò le braccia e cercò di soffocare tutta la luce che era dentro di lui.
Cercava di non sembrare più una stella.
E così non sembrava più neanche un bambino.
Rimase nascosto a lungo.
Era buio intorno e dentro di lui.
Finalmente la notte ebbe fine e il bambino potè uscire.
Fuori il tempo era bello.
Ma era solo.
Le stelle filanti non erano ritornate.
Per fortuna delle persone nuove lo circondarono, un po' soli e un po' stelle.
Gli insegnarono nuovamente a vivere, alla luce del sole.
Oggi sa di essere una stella.
E brilla.
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